Con queste parole Zoe descrive la sua anoressia: “Non avevo successo su nulla, non ero altro che una ragazzina traboccante di stupide paure. Decisi di contrapporvi un coraggio assurdo, quello di avere successo almeno sul mio stesso corpo. Un successo penoso, privo di qualsiasi fondamento logico, che ti si ritorce contro, ma per me folgorante, accecante… era una vita che aspettavo di vincere in qualcosa. Non mangiare è un atto che richiede fatica. Chi pensa che l’anoressica non ha fame si sbaglia di grosso, l’anoressica è affamata. E sono gli stessi crampi della fame urlanti ‘dammi cibo’ che, quando sopportati e inascoltati, fanno sentire grandiosa un’anoressica. Non ci sarebbe gusto a essere un’anoressica se non ci fosse la fame. Ciò che mi rendeva forte era la privazione di ciò che volevo, la ferma e irremovibile intransigenza nei confronti di ogni richiesta proveniente dalle mie viscere. Io voglio – diceva il corpo – tu taci – rispondevo io. Era una sfida. Correvo per un’ora sul tapis roulant della palestra – adesso basta, sono stanco – implorava lui – ancora 15 minuti – mi imponevo io. Solo così sarei salita sul podio. Mi costringevo a guardare gli altri mangiare per godere della mia capacità di resistere davanti a tutto ciò che avrei divorato, seduta a tavola me ne stavo silenziosa e altezzosa con la corona sulla testa a guardare finalmente tutti dall’alto in basso”. (Cotrufo & Zoe, 2016)
Dal 2012 accolgo nel mio studio a Parma, con curiosità e rispetto, adolescenti e adulti. Mi occupo di autostima, ansia, panico, dipendenze, depressione e lutto. Parlo di emozioni, di desideri e di relazioni. Sono specializzata in Psicoterapia Sistemica-Relazionale e ho un master in Mental Training. Dal 2016 lavoro anche con la cooperativa Proges in servizi socio-sanitari dell'Emilia-Romagna e della Lombardia. +39 3492730851 veronica.gardoni@hotmail.it
martedì 6 febbraio 2024
Un punto di vista sui Disturbi del Comportamento Alimentare
Con queste parole Zoe descrive la sua anoressia: “Non avevo successo su nulla, non ero altro che una ragazzina traboccante di stupide paure. Decisi di contrapporvi un coraggio assurdo, quello di avere successo almeno sul mio stesso corpo. Un successo penoso, privo di qualsiasi fondamento logico, che ti si ritorce contro, ma per me folgorante, accecante… era una vita che aspettavo di vincere in qualcosa. Non mangiare è un atto che richiede fatica. Chi pensa che l’anoressica non ha fame si sbaglia di grosso, l’anoressica è affamata. E sono gli stessi crampi della fame urlanti ‘dammi cibo’ che, quando sopportati e inascoltati, fanno sentire grandiosa un’anoressica. Non ci sarebbe gusto a essere un’anoressica se non ci fosse la fame. Ciò che mi rendeva forte era la privazione di ciò che volevo, la ferma e irremovibile intransigenza nei confronti di ogni richiesta proveniente dalle mie viscere. Io voglio – diceva il corpo – tu taci – rispondevo io. Era una sfida. Correvo per un’ora sul tapis roulant della palestra – adesso basta, sono stanco – implorava lui – ancora 15 minuti – mi imponevo io. Solo così sarei salita sul podio. Mi costringevo a guardare gli altri mangiare per godere della mia capacità di resistere davanti a tutto ciò che avrei divorato, seduta a tavola me ne stavo silenziosa e altezzosa con la corona sulla testa a guardare finalmente tutti dall’alto in basso”. (Cotrufo & Zoe, 2016)
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